giovedì 30 dicembre 2010

Sos Natale: W la frutta secca…

Essere soprevvissuta al Natale è l'ennesima prova di forza. Alla fine, a dispetto di quell'aria un pò fragilina, sei una roccia.
 
Ti sei rimpinzata di qualsiasi cosa ed in particolare di una vasta gamma di frutta secca, in quantità industriale:  dalle noccioline alle mandorle passando per grappoli di datteri Algerini e fichi secchi in versione sandwich.


Sgranocchiare aiuta ad attenuare l’ansia...e se salvi le unghie è meglio.

Frantumare gusci produce quel poco di rumore provvidenziale per estraniarsi da qualche chiacchiera insostenibile: scusa sai...purtroppo non sentivo…schiacciavo le noci.


Quei frammenti che schizzano via sono un alibi perfetto per chinarsi sotto al tavolo e rimanerci qualche minuto sia per riprendere fiato che per massaggiarsi i piedi doloranti causa stivali troppo sbagliati, non erano quelli previsti…ma è una lunga storia ed è andata così.

Quel monte di macerie di fronte a te è una sorta di fortino: così sei al sicuro (più o meno).


Esito del Natale:
sfogo di brufoli sul mento garantito a brevissimo...pazienza, anche le migliori di noi non ne sono immuni.





domenica 26 dicembre 2010

Il cavatappi....la passione del collezionismo e l’arte di stappare una bottiglia

Tascabile, semplice, a meccanismo, a leva, antico, recente, figurativo e divertente: questo è il cavatappi.
E’ uno strumento a vite o a leva che serve per estrarre il tappo di sughero dalle bottiglie… niente di più semplice, questa infatti è la sua funzione ma numerosi artigiani si sono sbizzarriti nella creazione e nella decorazione di una serie impressionante di varianti che, oggi in particolare, fanno la gioia dei collezionisti.

Ne esistono tantissimi in commercio:  oltre ai cavatappi in metallo o altre leghe dalle forme più stravaganti, troviamo anche rari esemplari finemente lavorati, in oro e argento, oppure decorati con ceramiche, madreperle e pietre preziose. I più moderni poi sono particolarmente ingegnosi.

In questo mondo dunque si nasconde il fascino del cavatappi, ma dove nasce l’arte di stappare una bottiglia? Osserviamo i professionisti della “stappatura” come i sommeliers, i ristoratori, i camerieri o i cantinieri, l’arte nasce dalla loro abitudine a stappare tutti i giorni bottiglie di vino. Un abitudine che determina sicurezza, abilità e velocità senza incappare in spiacevoli inconvenienti come la rottura del tappo. Una serie di piccoli gesti che permettono di valorizzare la nostra bottiglia.
Intanto iniziamo col descrivere il cavatappi più funzionale, senza nulla togliere a quello classico a forma di campana con due leve- immancabile nelle nostre cucine-, ma il più adatto è sicuramente  quello costituito da un manico orizzontale, al centro del quale è inserita una spirale metallica, il cosiddetto verme, lunga circa sei centimetri che può essere dotata di una scanalatura centrale che permette una migliore presa del sughero. Ad un estremo si trova un braccio snodabile di metallo che serve per far leva sul collo della bottiglia, all’altro estremo troviamo un coltellino che serve per incidere e togliere la capsula che ricopre il tappo.


L’arte inizia proprio nel tagliare la capsula che deve essere incisa sotto il secondo anello che si trova sul collo, una incisione precisa permette di togliere la capsula in un solo colpo. Si inserisce il verme nel tappo avvitando la spirale e tenendo assolutamente ferma la bottiglia, cerchiamo di fare attenzione a non avvitare troppo: la punta della spirale potrebbe bucare il tappo dalla parte opposta e potrebbero cadere nel vino pezzetti di sughero. Una volta posizionato il braccio snodabile sul bordo del collo della bottiglia si fa leva senza inclinare la mano altrimenti il tappo potrebbe rompersi. Infine annusiamo il tappo e speriamo che non sappia di sughero…..       


Non rimane che girare per mercatini d'antiquariato, rigattieri, aste, che  permetteranno agli appassionati del vino e non  di trovare qualche pezzo antico e di valore, oppure da pochi spiccioli per iniziare una curiosa raccolta ed avvicinarsi all’arte della stappatura.

 

sabato 25 dicembre 2010

V(i)ola-te



Il vino tra le labbra, un bacio in una danza...bien sur tu pris quelques amants… bisogna pur che il corpo esulti. Ma il cuore è volato via lontano, solo.


Bien sûr tu pris quelques amants
Il fallait bien passer le temps
Il faut bien qu
e le corps exulte
Finalement finalement
Il nous fallut bien du talent
Pour être vieux sans être adultes
"La chanson des vieux amants" (1967), Jacques Brel



Ri - cor-dare, ridare al cuore, serbare un senso.
…incorniciata di viola, un’amante scellerata, bagnata di violaceo vino e di lui.
Antica tentazione,  piccolo pomo rosso, scorre su labbra piccanti di impronunciabili parole. Straboccante peperoncino. Eva non trema. E-va. Viola vergogna, affetti alla gogna. Mutande sulla testa, corsetti sul cuore. Mulini a vento nella mente – che ribolle, insistente. Sulla punta della lingua – che erra, ebbra e irriducibile. Parole ubriache, parole vaiolate …chi sei… Sconosciuti. Sconciati. Scassati. Noi. Le emozioni. Violentemente. Beffe di fantasmi birboni, ritornanti amori. Sorrisi  anelanti, passi scivolanti.  Travestiti da morbide carezze prepotenti intrusioni: consumati copioni.  Depone gli occhi di scorta, per sentire meglio. Dai fogli sparsi, Cassandra vede l’oltre: sul verso il suo rovescio.  Impennate di note, voci roche. Perplesse ritrosie, s-tentate anestesie. Provocanti schiene curve. Su di me. Sotto di lui. Archi di viola stonata, corde stuzzicate da dita imporporate. Chi dei due è finito nell’altro? Baci lambiti, occhi s-chiusi. Bocche affamate, bocche avvelenate. Dulcamara nell’aria, vertigine a terra.  Contraddizioni le autorivelazioni.  Violacciocca e incensi solleticano i sensi.  Fiumi di saliva tra dighe di labbra in piena. Grammatiche inadatte: reticenze coatte. Castighi di morsi, gemiti a sorsi. Dita incagliate tra capelli in secca. Delta di insinuanti lingue tra le pieghe del collo. Pulsazioni, contrazioni.  Trappole di elastici per mani che stuzzicano insolenti. Giostra di occhi, no, non è il vino. Sfacciata, dietro la maschera sbrindellata.  Spettacolo per voce sola e unico spettatore. Ruoli rovesciati, corpi ribaltati.  Spettacolo per sola spettatrice. Genuflessione pericolante, pericolata orante. Tremate, tremate, le streghe son… arse e riarse. Ma qui, stanotte, volano, sono riapparse. Simmetriche aderenze, in-differenze. Frenetici inguini...chiasmi di corpi, come bolle di sapone, si schiantano al contatto. A memoria, lividi viola  raccontano la storia.  Ricompensa per i sensi: lunata pelle liscia e imperlante buccia fragrante. Ma il cuore duole, non si rabbonisce...s’infittisce, mi stordisce.   Impazienza: striminzite volontà, strategiche parole. Soggetti ellittici – complementi - predicati enclitici.  Ridondanza e detractio. Scivola, scivola via tutto, anche le reiette righe  colorate da sguscianti guaine viola. Pippicalzelunghe sorride impertinente, il reggicalze nel bucato svolazza eminente. Giallo, rosso,  arancio, viola. Viola, viola, viola, viola. Quattro volte viola. Quattro testimoni di pietra per anime viola-te.  Lui. Me. Te. Insostenibile leggerezza.  Insetti ronzanti nella testa e sullo schermo. Strappami stremata allo stridore del giorno… coprimi di stropicciate coperte…rintocchi di campana, una ninnananna lontana …e le stelle assenti, e non un Dio nella sera d’amore di viola: ma tu chinati gli occhi di viola, tu ad un ignoto cielo notturno che avevi rapito una melodia di carezze… Sconcio la tua faccia: sovrapposizioni. Altri sorrisi sudati, supposizioni. Lingua biascicante, scomoda-mente s-con-fusa-‘n-te. Aria respinta, l’abbraccio, spalancato su inattesi occhi di bambino. Zuppa di verde menta in  chaud chOcOlat. Sibilo e voluttà di vocali… due praline di cioccolato per anime vola-te. Lui. Me. Te.  99% cacao, il resto è burro. Sufficiente a riconciliare tutto l’amaro. 


Renè Magritte, "Les amants" (1928)


A’ rebours: stralunata calda notte d’estate, danze scostumate. Giochi indecenti e rissosi.   Incombente il presentimento di accovacciati sguardi addosso. La carne reclama.  Ma il cuore non picchia. Protesta. Maledice. Altalena di voglie, di fughe. Notte altrove, altrui braccia. Sipario di palpebre.
Recidiva replica. Una notte. Solo una. Intensa e insensata.
Recidiva recide e va.

giovedì 23 dicembre 2010

Sos Natale – terzo round: ci mancava solo la neve

Nonostante giuramenti su giuramenti è andata come gli anni passati: hai rimesso tutto alla settimana prima di Natale.
Dunque avresti bisogno di 2 teste, 8 gambe, 4 braccia, giorni di 48ore ed il dono dell'ubiquità.


Invece hai a disposizione:
a) 1 testa sola e neanche funzionante al 100%
b) 2 gambe come di solito
c) 2 due braccia come sempre ma la sinistra malmessa causa ricaduta di periartrite (...delle cui origini abbiamo già parlato in precedenza...)
d) giorni di regolari 24ore di cui almeno 12 lavorative
e) ci hai provato e riprovato ma non sei riuscita ad essere in 2 posti al contempo; casomai sei stata 2 volte nel solito posto, a recuperare qualcosa che ci avevi lasciato o semplicemente perchè non ricordavi di esserci già andata (vedi punto a)

Stai cominciando ad accarezzare l'idea di scomparire il 24 Dicembre per poi riapparire come d'incanto il 6 Gennaio (...magari sopra una scopa nuova fiammante...).

E' venerdì mattina e hai davanti l'ultimo week-end prima di Natale, di cui il sabato quasi interamente dedicato ad un eventone che tu e le tue amiche state organizzando da settimane.
Sei in ufficio e pensi: più incasinata di così non potrei essere.
Ti sbagli.
E parecchio.
Perchè la neve proprio non l'avevi messa in conto.



Sta nevicando da oltre 5ore.
Hai imprecato l'imprecabile ed inveito l'inveibile.
Ad un tratto un'intuizione: se non ti porti velocemente verso casa sarai costretta a passare la notte in ufficio.
Ti guardi i piedi: tronchettino di camoscio.
Km da percorrere a piedi: almeno 2 (forse 3?)
Impossibile.
Recuperi in un angolo del cervello un'immaginetta incamerata guardando la vetrina del negozio che sta lì, proprio di fronte...
Chiudi l'ufficio frettolosamente e ti fiondi dentro al negozio come un'indemoniata, per uscirne 15minuti dopo con:

ai piedi uno chantilly maculato troppo indispensabile per la traversata sulla neve


al braccio una shopping bag gigante piena di cose che ti sei meritata...perchè tutto è andato troppo storto






mercoledì 22 dicembre 2010

Natale con i tuoi…amori. E non c'è amore più grande: i figli




“E basta un poco di zucchero e la pillola va giù, la pillola va giù....” cantava Mary Poppins ai bimbi soccorsi per la loro infelicità....e noi cantiamo “Basta un po', anzi tanta tanta, pazienza (impastare150 gr farina 00 e 100 gr farina riso), un pizzico di dolcezza (100 gr zucchero a velo), un bel po' di morbidezza d'animo (100 gr burro morbido), un po' di sale (quello vero!), 1 cucchiaio di pannosità, uno zinzolino di essenza di vaniglia o aromi, e leghiamo il tutto con tanto  amore (2 tuorli d'uovo).

Mettiamo in frigo per preservare tutto questo ben di Dio! Circa un’ ora e poi rivediamo la nostra opera; con le mie mani e quelli piccoline, chionzine e dolcissime, di mia figlia Chiara, stendiamo con il matterello per un'altezza di mezza  falange e agghindiamo e vestiamo le stelle, gli alberi di Natale,  i cuori disegnati sul foglio di pasta con palline di zucchero colorate, le palline argentate, i cuori di ciocco. Poniamo le varie forme di biscotti natalizi sul lenzuolo della carta forno leggermente inumidita dentro al forno, per custodire il meglio del nostro amore. Cuocere per 8/10 minuti a 180° C et voilà ...bi bi bi bo bi bi bu! E' così che cantava la fatina di Cenerentola....
Ne escono tanti piccoli biscotti, prodotti con il nostro amore, lavoro ed energia.

Sotto la neve candida....e noi, con le gote rosse rosse per il calore che il forno emana, ridiamo e mangiamo.
Bon appetit!
Auguriamo buon Natale e buone feste a tutti!


Madame Cousiniere 

 

martedì 21 dicembre 2010

Sensazione!


Partire verso un orizzonte
imbattersi per caso verso un altro!
Nessun cambio di direzione..no..no..ma lasciarsi andare e trovarsi al crocevia dove i tuoi pensieri si sovrappongono, le tue emozioni si confondono, dove un alternarsi di brividi ed impetuosità interne sconvolgono i tuoi sensi...
Profumi di salsedine e sottobosco che si intrecciano,
colori tiepidi avvolti nell'oscurità,
mani intrecciate e forme caotiche di sottofondo.
Udire dolce melodie in una caotico frastuono.
Il calore di una carezza gelido su di me.

 Sensazioni.
Sensazioni.
Ancora sensazioni.
Cibo ed essenza dell'anima e della vita.
Fonte dei ricordi e speranze future.
Sensazioni.
Sviscerare l'essenza di ogni cosa.
Vedere, udire, gustare, annusare, toccare ogni sensazione.


Sensazione

I miei pensieri sono qualcosa che la mia anima teme.
Fremo per la mia allegria.
A volte mi sento invadere da
una vaga, fredda, triste, implacabile
quasi-concupiscente spiritualità.

Mi fa tutt' uno con l' erba.
La mia vita sottrae colore a tutti i fiori.
La brezza che sembra restia a passare scrolla dalle mie ore rossi petali
e il mio cuore arde senza pioggia.

Poi Dio diventa un mio vizio
e i divini sentimenti un abbraccio
che annega i miei sensi nel suo vino
e non lascia contorni nei miei modi
di vedere Dio fiorire, crescere e splendere.

I miei pensieri e sentimenti si confondono e formano
una vaga e tiepida anima-unità.
Come il mare che prevede una tempesta,
un pigro dolore e un' inquietudine fanno di me
il mormorio di un incalzante stormo.

I miei inariditi pensieri si mescolano e occupano
le loro interpresenze, e usurpano
gli uni il posto degli altri. Non distinguo
nulla in me tranne l' impossibile
amalgama delle molte cose che sono.

Sono un bevitore dei miei pensieri
L' essenza dei miei sentimenti inonda la mia anima..
La mia volontà vi si impregna.
Poi la vita ferma un sogno e fa sfiorire
la bellezza nel dolore dei miei versi
(F. Pessoa)

domenica 19 dicembre 2010

La neve: candida, soffice e …..dannata!

Atto I
Cade la neve.

Non è un’illusione. Cade veramente anche se non ci sei abituata. Scende piano piano, a piccoli fiocchi, e dopo un po’ il suo cadere è incessante, fitto. Il tempo di distrarti che appena guardi fuori dalla finestra tutto è bianco. Le auto, gli alberi della piazza, i vialetti.
Tutto è coperto da una soffice e candida neve. La meraviglia è sempre la stessa e la tentazione di scendere in strada per ammirare il paesaggio è forte ma ti accontenti di scattare due foto dal balcone. La vista è stupenda: colline ricoperte di bianco, un cielo plumbeo e un vento lieve che ti accarezza la faccia. Il tempo sta cambiando.
E’ divertente pensare al Natale imbiancato, entrare nell’atmosfera delle feste con questi cristalli di ghiaccio dalle forme geometriche. Una magia. Li osservi sulla mano mentre lentamente si sciolgono. E’ quasi ipnotico il loro candore e non smetteresti mai di ammirarli, così perfetti e completi.
Sul momento pensi solo al tepore dell’ufficio che ti accoglie. Le ultime carte da sistemare e poi a casa al calduccio ad accendere il camino e programmare la serata davanti alla tv.
Peccato che non hai fatto i conti col tuo lavoro e tutto questa sarà solo un lontano ricordo.

Atto II
La magia svanisce.

Un incubo. Quelle due carte presto si trasformano in decine di fogli mentre i colleghi ti salutano in fretta per paura di trovare traffico. Chi non ha le catene, chi ha i figli a scuola, chi la nonna dal dottore. Si, certo. Sei comprensiva. Del resto tu non hai figli, non hai la nonna dal dottore, non hai paura del traffico ma accidenti: non hai neppure le catene! Ti rassicurano che non c’è nessun problema e che scendere dal colle è ancora piuttosto semplice. Sono le 13.30 ed è necessario un giro di perlustrazione. Chi se ne frega se non hai le scarpe adatte, muori dal freddo e ogni due passi rischi di romperti l’osso del collo.
Alle 15.00 però il problema esiste: la viabilità si blocca, le strade vengono chiuse, le scuole anche. Ti giri intorno e ti accorgi che, stoicamente, sei rimasta sola. Ma niente paura: hai solo da pensare a te stessa e quindi puoi accamparti comodamente in ufficio fino a sera. I comfort non ti mancano: grissini, due cioccolatini avanzati da Pasqua e 1 litro d’acqua. Il necessario per sopravvivere mentre mandi via caterve di comunicati e rispondi inutilmente a decine e decine di telefonate.     

 Atto III
 Dannata nevicata.

Mentre lanci insulti a chiunque, di colpo, la tua mission: tornare a casa. Assolutamente.
E come se non bastasse raccomandarsi per un passaggio a valle, restare al ghiaccio per il solito furbo che si è intraversato con l’auto chiudendo qualsiasi varco, c’è pure chi ironicamente ti chiede se domani gli uffici resteranno chiusi. Se ci arrivi a domani.
E credimi, la prossima volta anche tu ti inventerai un nonno da andare a prendere ai giardinetti.
     

sabato 18 dicembre 2010

Era di venerdì 17: quattro passi tra le vigne

"Oh, quest'occhio ebbro
che in questi stessi luoghi va errando
e su di noi insieme posa
talvolta lo sguardo e si stupisce".
P. Celan, "La china", in "Di soglia in soglia" (1955)



Si dice che a camminare si ridisegnino i contorni. Una passeggiata tra le vigne innevate dalla tormenta di venerdì 17 è sì qualcosa di diverso dall'esplorazione coraggiosa di terre incontaminate, e neppure è assimilabile all'arrampicarsi impavido su cime tempestose.  Rimane la cattura  volitiva di un frammento di tempo, il racconto di un fermo-immagine che  restuituisce ai sensi una natura in divenire, che si rinnova nei cicli stagionali. E l'uomo con lei.




Passo dopo passo, perdogiorno.
L'aria tersa svela, sotto l'apparenza, la sostanza delle cose.  Assorta e distratta, mi godo in solitudine l'istanteE, in segreto, raggiungo te.


Tutt'intorno la neve illumina di candore i particolari.  Oltre il giardino fatato, ma artificiale, mi gusto la meraviglia della natura che muore e rinasce. Accordo il battito all'incedere. E  t'incontro sul cammino. La vigna, una galleria di specchi riflessi. Rimandano me, rimandano te.
Lunghi sentieri, impervi d'incantamenta e prodighi d' abbracci vitali, aspettano noi.


 
  Incantamenta


 Abbracci vitali


Mi stipusci ancora una volta. Come un pilota d'aliante, ti stacchi dal suolo e ti consegni ai venti.  Ti muti in quel pettirosso che solca le nuvole basse sopra la vite. Inerme, non ha paura. E' padre di se stesso.




Che fortuna, di venerdì 17 nevica.  Mentre la neve non sa coprire tutta la città, io imparo ad amarti un po' di più. Passo dopo passo.

"I Learned to love you
For what you would allow.
I grew to love you
We would work it out somehow.
Oh to love you,
Every crack and hopeless stain.
I still loved you
When you went missing once again, yes I did,
I still loved you when you went missing again".
Sarah Jane Morris, I learned to love you 

 

giovedì 16 dicembre 2010

Sos Natale – secondo round: w i tortellini

Mancano ancora due settimane abbondanti a Natale e non hai bisogno di fare le analisi del sangue per sapere che il tuo colesterolo ha già superato il limite di guardia.
Le cene pre-Natalizie ormai non si contano e i dolciumi che hai provato a scansare per settimane (entrando semibendata al supermercato) alla fine hanno avuto la meglio su di te.
Non si potrà dire che non ce l'hai messa tutta per ignorare l'incombente Natale.
Poi ti sei arresa all'evidenza e la malinconia che t'ha aggredita da lì in poi l'hai necessariamente dovuta annegare nel cibo.



L'ansia da regali è in crescita esponenziale.
Nessun dono all'attivo e nessuna idea brillante della serie vado e compro.
Un disastro.

Bisogna darsi una scrollata e correre ai ripari.
Quindi i giuramenti con tanto di dita incrociate sulla bocca sono:

Giuramento no.1 
dieta povera di grassi

Giuramento no.2
il prossimo sabato dedicato interamente all'acquisto dei regali Natalizi

Poi ricevi un invito tanto inaspettato quanto carino.
Qualcuno ha colto qualcosa di te, e ti propone una gita.
La destinazione è Bologna, città che adori.
La missione è comprare i tortellini per il pranzo di Natale, una tua consuetudine, solo che quest'anno credevi di non riuscire ad onorarla.
Il giorno è il sabato, quello del giuramento no.2.




D'istinto accetti l'invito. E fai molto bene.

Esito del secondo round:
- Regali zero assoluto
- Colesterolo in crescita dopo aperitivo a base di deliziosa mortadella e lauta cena innaffiata da lambrusco



In compenso grande leggerezza d'animo e pesantissima shopping bag contenente oltre 6kg di tortellini da spartirsi in due.



Il pranzo di Natale è al sicuro. Almeno quello.