sabato 1 gennaio 2011

Douceur de vivre, oggi come ieri


“Discite quae faciem commendet cura, puellae
et quo sit vobis forma tuenda modo.
(…)
Prima sit in vobis morum tutela, puellae:
ingenio facies conciliante placet.
Certus amor morum est; formam populabitur aeta
et placitus rugis vultus aratus erit;
tempus erit, quo vos speculum vidisse pigebit
et veniet rugis altera causa dolor.
Sufficit et longum probitas perdurat in aevum,
perque suos annos hinc bene pendet amor”.*
P. OVIDIUS NASO, “MEDICAMINA FACIEI FEMINEAE”



Calice di vino rosso, acqua calda e bolle profumate, jazz nell'aria, lume di candela, peace and love.  Yes, I can.

Gli antichi Romani lo sapevano bene che a prendersi cura di noi stessi ci si guadagna. In bellezza, ma soprattutto in benessere psichico. E gli altri, per questo, ce ne saranno grati.

In antichità, dopo essersi abbondantemente affaticati e belli sudati, tappa obbligata, prima di cena, al calidarium. Ci si immergeva in una vasca di acqua calda, dove il corpo assorbiva tutta l’umidità dei vapori prodotti. Il tepidarium era il passaggio intermedio per giungere infine al frigidarium, nel quale,  lo dice la parola, la temperatura più fresca tonificava le membra donando al corpo un rinvigorimento generale, spesso rafforzato da piacevolissimi massaggi con oli e unguenti odorosi.

Théodore Chassériau, Tepidarium (1853)

Oggi abbondano le spa, in cui il nostro corpicino e la nostra mente, provati da una vita sociale sempre più intensa, possono  trovare ristoro.   Ma senza lambiccarci troppo nella ricerca di quella più adatta a noi – la più vicina, la più glam, la più economica, la più attrezzata, etc etc…-, anche nella nostra magione si può ricreare, in piccolo,  un angolo in cui gustarsi la dolcezza di vivere. Niente affollamenti, prezzo giusto, durata a piacere. Serenità assicurata.

E dopo la seduta di psicoterapia (lo è, a tutti gli effetti), una botta di cosmesi. Alcune raccomandazioni.


Eviterei improvvisazioni da profumieri tardo Impero: grasso di cigno, d’oca e struzzo presso gli Antichi andavano alla grande, ma loro sapevano anche come togliere il tanfo terrificante che questi grassi animali portano con sé quale leggera controindicazione.  Meglio degli ottimi sali da bagno, magari regalati da persone cui sta a cuore il nostro benessere.  La pelle profuma delicatamente, la sensazione di piacere aumenta..garantito.

Da stare alla larga anche dai cosmetici ottenuti con prodotti per la pittura: fondotinta a base di caolino, cinabro per il rosso, malachite per il verde, polvere di corno per le sopracciglia, ossidi di rame e ossidi di ferro, procuravano, sì, un trucco che rendeva il volto simile ad una bambola di porcellana, salvo, però, riportare intossicazioni ed avvelenamenti vari il giorno dopo. 


Occhio, infine, alle tentazioni in agguato dai barattoli di cucina: se è vero che una netta divisione tra aromi di cucina e profumazioni cosmetiche non esisteva nell’antica Roma, è vero altresì che per i poco esperti il rischio è di uscire di casa in odor di forno. Credetemi, parlo per esperienza: zafferano, salvia e alloro stanno meglio sul pollo.

Siamo pronte per il nostro vinum absinthiatum (l'aperitivo dei Romani, manco a dirlo).




*“Imparate, o donne, quali cure abbelliscano il volto, 
e in quale modo preservare la vostra bellezza.
(…)
Per prima cosa, o donne, curate il vostro carattere: 
se l’indole è gradevole piace anche l’aspetto. 
L’amore per il carattere è 
sicuro, la bellezza la devasteranno gli anni, 
e il volto un tempo attraente sarà solcato dalle rughe. 
Giorno verrà che vi sarà 
amaro guardare lo specchio, e il dolore sarà causa ulteriore di rughe. 
L’onestà è sufficiente e resiste a lungo nel tempo, e vi si 
fonda bene, per gli anni che dura, un amore”.

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