martedì 30 novembre 2010

Pane nostro…padre nostro….impaniamo…..e mangiamo….





Fragrante all’odore, se chiudiamo gli occhi i ricordi infantili ci richiamano l’immagine della mamma con il pane e la cioccolata, pane e olio, pane zucchero e vino….il pane cibo che lega il corpo e lo spirito…che dilata nel tempo e spazio, nelle epoche dove il pane non era il companatico come oggi, ma era il  piatto principale…..la minestra di pane e’ un esempio unico di piatto povero nato dagli avanzi di verdura del campo e dello scarto del mangiare dei nobili….è oggi il piatto che più rappresenta la Toscana…

Pane Nostro e Padre nostro, etimologia PANIS come PATER, condividono la stessa radice; il Padre è colui che protegge come in fondo anche il Pane…..COMPAGNO (cum panis) colui che condivide il pane con noi…


”Pane Pane” slogan dei personaggi di Manzoni….quindi PANE non solo è cibo, ma anche Storia, Spirito, Corpo inteso come avvertito dai cinque sensi……il profumo del lievito, della crosta cotta che accarezza la narice
I ricordi che scaturiscono con lo spezzare il pezzo , il rumore soave impercettibile…..ed ora lo assaggiamo dopo averlo estratto dal forno che da una soddisfazione e gioia immensa essere per un giorno fornai……non me ne vorrete se me lo faccio con la pizza e con l’olio!???


Buon Appetit da Madame Cousiniere….e vi lascio con una domanda: il cibo che Vi fa scattare alla memoria ricordi del passato???
Madame Cousiniere

domenica 28 novembre 2010

E io rinascerò…estetista a primavera

E finalmente arriva il momento in cui ti guardi allo specchio. Sembrano passati anni.
Nei giorni scorsi l’hai fatto: mattina e sera. Frettolosamente.
Ti sei lavata la faccia, crema, fondotinta un po’ di ombretto mascara e via. Di corsa.
Il freddo, la pioggia, il vento. Giusto un attimo davanti allo specchio per togliere quel fastidioso alone intorno agli occhi, aggiustarti i capelli e constatare se quel dannato prezzemolo ha deciso di stazionare per l’eternità tra i tuoi denti.
E ancora al galoppo a regalare sorrisi e discorsi come un cavallo pazzo.

Tra un buongiorno e una buonasera maledici quell’idea malsana che ti ha spinto a guadagnarti onestamente lo stipendio.
Tutto di fretta, per ore, giorni, settimane.
Poi, finalmente, arriva il momento in cui ti riapproprio di quel tempo, stra- maledetto, che ti è mancato.
Che colpevolmente hai deciso di non avere per dedicarti allo ristra-maledetto lavoro che si è trasformato in una ragione di vita.
Ti guardi, ti osservi e noti con disgusto che tutto è da rifare.
Ti tocchi la pelle, opaca. Sgrani gli occhi, gonfi e stanchi. Incurvi le sopracciglia, da sfoltire. Distendi il viso e noti una ruga in più. Giuri: ieri non c’era!

Ma per quanto tempo sei andata avanti così? Per quanti giorni ti sei trascurata senza accorgerti che avevi un viso in pieno decadimento? Come hai potuto permettere che gli altri vedessero  in te il gusto dell’orrido?

E i capelli? Appiccicati alla testa neanche avessi indossato un passamontagna.
Tutto da rifare. Guardi l’ora pensando che il tempo ti avanzi e invece se quelle cinque ore le vuoi dormire devi pure sbrigarti. Come al solito è tardi.
Eppure pensavi proprio di averla. Forse nel cassetto, nell’armadietto dietro ai cosmetici.
Quella crema che promette miracoli solo a guardarla. No, non la trovi.
In realtà non trovi niente che possa gridare al prodigio. Ma non ti arrendi. No, tu hai una dignità, una reputazione da difendere.
Domani si ricomincia e, anche se dovesse essere la tua ultima azione, l’intenzione è di essere perfetta.
Perfetta per chi. Per gli altri o per te stessa?


E se stai bene con te stessa stai bene anche con gli altri…e viceversa?
Banale? Il solito luogo comune?
Solo per il fatto di aver saltato una depilazione devi mettere in discussione il mondo?
Maledetto quel giorno…era meglio se facevi l’estetista.



 

sabato 27 novembre 2010

Chi t'ha nutrito, vite selvatica?


C'è un più che mai suggestivo libro, dell'indimenticato Piero Camporesi, che accompagna, da sempre, le mie notti insonni. 
Grande italianista, Camporesi è autore, tra gli altri testi che hanno contribuito alla formazione di tanti di noi, di "La maschera di Bertoldo",  ricostruzione affascinante di questa figura "plurigozzuta" che è lo spirito silvano e godereccio dello "strambo, pazzesco, astuto" villano.

Correva l'anno 1985 e Garzanti pubblicava "Le officine dei sensi", questo il mio viatico verso l'alba. 

Nel capitolo "Il geroglifico delle voluttà" - irresistibile già dal titolo -, si legge di congegni vitali e sensibili, dotati di sentimento, di anima vegetativa e sensitiva, non solo di senso ma di ragione (...), creture perfino passionali, (...) ritenute capaci di odi e di amori, di repulsioni e di attrazioni, portate all'amore, sensibili all'amicizia, alle tenerezze...

In Toscana, capita ancora oggi di incontrare tracce superstiti del’antico metodo della vite maritata. 

Nelle nostre campagne, in epoca mezzadrile, era in uso il metodo dell’ ”alberata”.  Si trattava di un sistema basato su vitigni “maritati” a sostegni arborei, quali che fossero, definiti comunque "omo", l'uomo. All’acero campestre, il frassino, il pioppo, l’olmo, il gelso, l’olivo e persino ad alberi da frutto si abbracciava la vite. 


 
"Tra valli fiorite, dove all'ulivo s'abbraccia la vite..."
Da "Il sogno di Maria" di Fabrizio De André
 


Il metodo della vite maritata, “che tanto abbelliva e rendeva vago il paese nostro” (Cosimo Ridolfi, Lezioni orali di agraria, Firenze, 1858), assicurava, nonostante la promiscuità delle culture, una qualità eccellente del vino. 

La natura, nella cultura contadina, era  antropomorfizzata...invocava il vento per essere accarezzata, amata, ingravidata, conservata viva e vitale.  
E (...) il coltivatore doveva tener conto dei (...) bisogni sentimentali, del profondo, vaneggiante desiderio d'affetto, e d'unione.  Delle piante.

Un trattato del Cinquecento, citato da Camporesi, e magnifico nella sua lingua fermentante, racconta bene di questa affezione tra piante innamorative. Il contadino si scoprirà indispensabile messaggero d'amore...porterà i baci e gli abbracci, e la pianta, a queste carezze, comincerà a rallegrarsi e a rizzar le foglie.  Peroché a questa foggia si mitiga la forza d' amore, ed ella diventando bella, produce suavissimi frutti.


Cercate nei campi la vitalba. Vedrete che s'abbraccia  malinconicamente all'ulivo. Ma, lo sappiamo bene, la vite selvatica non dà frutti. Perchè non c'è pianta che, abbandonata, non si faccia sterile. 





Dedicata a Laura. E a Bianca, che sta per nascere al colore del vento.


venerdì 26 novembre 2010

Dimmi come mangi e ti dirò chi sei….. - Capitolo I

Cosa non devi assolutamente fare a tavola.....


Rifarsi il trucco o i capelli
Se dopo ore ed ore trascorse da parrucchiere ed estetista hai già bisogno di un ritocco. La faccenda è messa male. Impara a convivere con te stessa e se proprio non ce la fai dirigiti alla toilette.


 
Giocherellare con i bicchieri o con le posate
Hai bisogni d'ingannare il tempo? Ricorda, non sei più un bambino di 3 anni. Nessuno ti perdonerà se fai secchi quei 3-4 bicchieri.

 
Fare le palline di pane
Hai bisogno di munizioni per colpire i tuoi commensali? Sii previdente; portatele da casa.




 
Servirsi da un piatto da portata con le posate personali
Ricordati sempre dell'igiene. Non puoi sbavare sul cucchiaio ed inzuppare il medesimo nella pietanza dalla quale tutti attingono.



Mangiare con ingordigia
Nessuno ti scipperà la pietanza..puoi fare con calma




Madame Bon Appetit



giovedì 25 novembre 2010

Shoes victims capitolo III: questione di premonizioni

Capita che in un momento particolare della tua vita la tua amica di sempre ti ospiti nel suo appartamento per un paio di mesi.
Lei te l’aveva buttata lì con la "leggerezza" di chi ti invita a casa sua per un caffè. Per non spaventarti.
Tu lì per lì credevi di non aver registrato l’informazione. Non ce n’era bisogno, tutto si sarebbe risolto.

Poi niente si è risolto, e lo sapevi bene che non sarebbe accaduto.
E quell’invito in realtà l’avevi memorizzato bene.

Lei non è ancora rincasata quando un lunedì sera d’inverno varchi la soglia del suo appartamento portando con te:
1 completo senso d’irrealtà
1 piccolo trolley con qualche indumento
6 paia di stivali



Appoggi il trolley in un angolo della camera dove non da fastidio e cominci a cercare un posto per gli stivali.

Magari nel ripostiglio. No, è già pieno stipato di stivali-scarpe-sandali.


Forse nel soppalco. Nemmeno a parlarne, rigurgita di stivali-scarpe-sandali.


Idea, sotto al letto. Figurati, completamente occupato da scatole strabuzzanti di stivali-scarpe-sandali.


Beh, mica a caso vi siete scelte qualche decennio fa.
All’epoca lei teneva nel bagagliaio della sua Mini-Minor una vasta gamma di decolté nuovi di pacca; se avesse portato in casa altre scarpe sua madre le avrebbe tagliato la testa.



Tu, a tua madre che aveva notato le dita dei piedi rovinate, avevi detto che un’auto ti ci era passata sopra con le ruote; non che quelle irrinunciabili ballerine rosa erano almeno un numero sotto al tuo.




Unite dalla sindrome dello shopping compulsivo?

No, entrambe folgorate in tenera età da un’intuizione, quasi una premonizione:
ci sarà da scarpinare, meglio attrezzarsi bene.

mercoledì 24 novembre 2010

Un brivido che vola via... atto II

Ancora tu non mi sorprende lo sai
ancora tu ma non dovevamo vederci più?




E come stai? Domanda inutile
Stai come me e ci scappa da ridere.
Amore mio ha già mangiato o no
Ho fame anch'io e non soltanto di te
Che bello sei sembri più giovane
o forse sei solo più simpatico




Oh lo so cosa tu vuoi sapere...
Nessuno no ho solo ripreso a fumare...
Sei ancora tu purtroppo l'unico
Ancora tu l'incorreggibile
Ma lasciarti non è possibile
No lasciarti non è possibile
Lasciarti non è possibile
No lasciarti non è possibile
Sei ancora tu purtroppo l'unico
Sei ancora tu l'incorreggibile



Ma lasciarti non è possibile
No lasciarti non è possibile
Lasciarti non è possibile
No lasciarti non è possibile
Disperazione gioia mia
sarò ancora tua sperando che non sia follia


ma sia quel che sia
abbracciami amore mio
abbracciami amor mio
Che adesso lo voglio anch'io
Ancora tu non mi sorprende lo sai


ancora tu ma non dovevamo vederci più?
E come stai? Domanda inutile
Stai come me e ci scappa da ridere
Amore mio ha già mangiato o no
Ho fame anch'io e non soltanto di te
Che bello sei sembri più giovane


o forse sei solo più simpatico ...

martedì 23 novembre 2010

Cioccolatiamo...che è meglio



Oggi volevo cucinare qualcosa di speciale tuffandomi nelle note di una buona radio.M 2 O Oh, bellina!.ma alla musica anni 80 si aggiunge una voce.di una bambina, che è stata oggetto di scambi  a scopi sessuali.  A volte bimbi  uccisi per gli organi e a volte venduti ad un padrone che si diverte”….Sono rimasta allibita, INORRIDITA,  come Madame Cousiniere,  Donna e Mamma..che dire? Non oso profferir parola, non cè parola degna o che giustifichi tali oscenità ed ora, che voglio preparare qualcosa di prelibato, mi blocco, sento un brivido di orrore, freddo……il mondo sarebbe così puro e bello se venissero meno la bramosia per i soldi, il potere, il tutto con il blend dellodio e della rabbia che agiscono in maniera che dolore, povertà, guerre, sofferenza continuino ad inquinare questo bel nostro pianeta che ha tanto da offrire e soffrire ancora per nostre colpe…….ho la speranza e lotto nel mio piccolo affinchè lamore, la liberta ed una miglior qualità di vita siano i cardini  veri del nuovo millennio. 

Forse il 2012, come dicevano i Sacerdoti Maya, sarà l'anno della svolta epocale …..e proprio in onore a loro mi cucinerò una tazza di cioccolata calda aromatizzata alla cannella: rinvigorente, antidepressiva, calorica , piacevolmente dolce sulle labbra ed in bocca, ed anche calorica …..ma chi se ne frega! :-)

Spesso nella vita ci sono priorità del proprio io che bisogna ascoltare….!!! 
E buona cioccolata calda a tutti.

Madame Cousiniere

domenica 21 novembre 2010

Messaggi culturali

Bianco, rosso, rosé o spumante il vino da sempre sottolinea momenti di convivialità e importanti ricorrenze.
Mi piace pensare ad un vino che immediatamente mi riconduce ad una serata particolare, un evento speciale.
Se poi la bottiglia contiene anche un messaggio culturale secondo me abbiamo raggiunto il massimo della comunicazione.
Ho scoperto con piacere il marchio identificativo di un territorio, io che da sempre sostengo che l’identità di un luogo si conosce attraverso la sua cultura enogastronomica.
Ho visto ed acquistato una bottiglia con etichetta in pelle.


L’etichetta riporta uno splendido logo con grifone ed è realizzata in pelle conciata al vegetale, un must del territorio del comprensorio del Cuoio, in provincia di Pisa.


Mi dicono a tiratura limitata, neanche 1000 bottiglie, una piccola collezione.


Mi sento di definire questa operazione una grande opera d’arte non solo per raccontare un evento e leggerne il messaggio culturale ma per promuovere un territorio che ha la cultura del vino nel proprio dna.

sabato 20 novembre 2010

Wine on the road. Per forza, e/o per amore...



...o di come rivoluzionare la tabella di marcia della vacanza  tanto attesa - e programmata sin nei minimi dettagli - e trascinare, letteralmente, i vostri compagni verso mete impreviste. Divinobagnate. Per forza, e/o per amore.


Non siamo nuove a queste imprese, dobbiamo ammetterlo.  Però potremmo anche visitarla Mendoza, è così buono il Malbec argentino e poi le Pampas… giusto quei mille chilometri in più che non scomodano a nessuno (nb: Mendoza è a quattordici ore di auto da Buenos Aires, praticamente...in Cile!).  O come quella volta che, nel  bel mezzo di un riposante e romantico finesettimana a Ile de Ré, in Poitou-Charentes,  hai preteso – sic, pena una crisi d’isteria senza fine e senza rimedio – che ci si spostasse immediatamente a Cognac per una visitina -  toccata e fuga, hai avuto pure il coraggio di miagolare - al Castello di Otard. Insomma, quando le donne s’impuntano, non ce n’è per nessuno.
Il malcapitato di turno, prima, ti guarda con un sorriso prudente, sperando (tu) lo stia facendo un po' per celia. E  (lui) un po'  per non morir. Minacci: Un bel dì vedremo...Dunque, capisce definitivamente che d’ironia non c’è  traccia. Col terrore dipinto in faccia, avverte la sensazione netta ed inconfondibile che, in caso di diniego, la vacanza sarà compromessa. Irrimediabilmente. Macché piccina e mogliettina, olezzo di verbena! Qui spirano venti di guerra. Madama Butterfly, senza dar risposta, se ne starà nascosta.  Almeno fino alla prima cantina sulla strada. Musi lunghi e silenzi di gelo s’affacciano all’orizzonte. Bene, visto che abbiamo raggiunto serenamente e all'unanimità  questa pacifica conclusione, allora partiamo. A steel guitar and a glass of wine...trallallà trallallà...e sul tuo volto, all’improvviso, spunta il sole. Su quello del nostro  compagno - ormai, solo di viaggio -, un grande punto interrogativo. E una punta di mesta rassegnazione.


Agosto 2010. Baia di San Francisco, Pier 39: indolenti leoni marini sono stesi al solicchio e The Rock  si staglia nel blu del Pacifico.  Nella brezza marina che ci accarezza le guance al tramonto, ci godiamo un paffuto granchio Dungeness in uno di quei deliziosi ristorantini del porto tirati su dai pescatori genovesi che da inizio secolo si sono trasferiti qua.  Tutto fila liscio. Guardi incantata il tuo ignaro  compagno, tanto adorabile nonostante quel ridicolo bavaglione che gli hanno imposto per gustarsi in piena libertà il crostaceo dolcissimo che vi state divorando senza ritegno. Se non è amore questo…. Vino? La cristallina richiesta del patron del ristorante, omino risoluto e dalla gentilezza squisita, ti riporta bruscamente alla realtà e fa lampeggiare di lucida follia gli occhi, i tuoi. America + vino… Napa Valley! Parte il trip. Lui però è titubante. Azzardi, scommettendo sul suo intuito: Dai, che è di strada…(intanto, per scrupolo, è già pronto il piano B: il pippone  stracciapazienza anche ai Santi è in agguato). Di lì a due ore, scarse, siamo sulle rotte di Calistoga, Napa Valley Nord. Decisione presa serenamente e all'unanimità, va da sé.

PS: E' anche per questo che lo amo, per la sua perspicacia. Ha capito subito che non avrebbe avuto scampo. 
Cin cin!


venerdì 19 novembre 2010

Piccole accortezze assolutamente necessarie….





Se pensiamo che le regole del Bon Ton riguardino soltanto le persone snob che si vogliano distinguere, sbagliamo di grosso.
In realtà tali regole sono tutte dotate di una logica schiacciante, e chi le farà sue sarà una persona migliore.

Alcune fondamentali:

  •          Mai dire “piacere” quando ci presentiamo o veniamo presentati
Chissà, magari conoscere quella persona sarà uno dei più grossi dispiaceri della nostra vita..e allora non ce la mandiamo...

  •         Mai dire “salute” alle persone che starnutiscono
Macché salute e salute, come minimo quelle persone sono portatrici di batteri e germi influenzali o affette da patologie croniche e contagiose.

  •         Mai mandare fiori anonimi
Potremmo passare per serial killers



        Mai mettere il foulard in tasca uguale alla cravatta
Uomini, lasciate il pendant alle donne, mercie






  •         Mai sedersi con le mani incrociate dietro la testa
Assolutamente vietato svaccarsi in presenza altrui


  •       Quando si viene invitati a cena e trascorriamo con gli invitati anche il dopocena, è bene ricordarsi che il sonno è sacro. Mai costringere gli altri a fare le ore piccole
Si capisce, non sta bene attaccare ganci interminabili al proprio prossimo che potrebbe anche correre il rischio di soffocare nel tentativo di reprimere gli sbadigli.

  •       Se si passeggia con la compagna/amica sotto la pioggia, deve essere sempre l’uomo a tenere l’ombrello
A trovarlo un galantuomo che ti tiene l'ombrello....








  •       Stretta di mano. Mai la mano morta, ma neppure un stretta che stritola
Una buona via di mezzo, un saluto deciso e rassicurante (poi torneremo nell’argomento)


Madame Bon Appetit

giovedì 18 novembre 2010

Shoes victims capitolo II: aguzzare la vista please…

Molti uomini si sa, non vedono un prete sulla neve.
Ma noi non demordiamo, perchè abbiamo una capa tosta che più tosta non si può.

E poi la speranza è l'ultima a morire.
Dunque ci presentiamo all'appuntamento indossando l'ennesimo stivale nuovo fiammante.




Abbiamo un sorrisetto sulle labbra e gli occhi rivolti verso il basso (perchè un aiutino ci vuole senz'altro).
Niente da fare.
Quindi ci sediamo ed accavalliamo le gambe facendone oscillare una vistosamente, fin quasi ad arrivargli con il piede sotto il mento.



Ancora niente.
Ci arrendiamo e chiediamo esplicitamente: ti piacciono i miei stivali nuovi?
Nuovi??? Non sono gli stessi della scorsa settimana??? Sono neri...
Già , sono neri…perchè esistono solo 2 tipi di stivali sulla faccia della terra: neri e marroni...e menomale che non sei daltonico.

In realtà caro, se prendi il calibro e misuri il tacco ti renderai conto che ci sono quei 5millimetri buoni di differenza. Goniometro alla mano, realizzerai che la curvatura della punta non è per niente la stessa.


BASIC
versus
COUTURE










Ce la potremo mai fare???